Intervista a Massimo Labra
ricercatore presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca, partner del progetto Acqua senza Macchia
Il progetto Acqua senza macchia è un progetto innovativo e sperimentale che, rifacendosi a modelli italiani e stranieri già consolidati, ripropone, per la prima volta in Regione Lombardia, la raccolta differenziata degli oli alimentari di origine domestica, quelli che, normalmente ed erroneamente, si buttano nel lavandino o nel wc e che invece potrebbero essere raccolti, trattati e recuperati.
Il progetto, molto operativo, sperimenta sul campo la raccolta dell’olio ma prevede anche una parte di ricerca scientifica assicurata dalla partecipazione, in qualità di partner, dell’Università Bicocca di Milano.
Compiti dell’università sono il supporto tecnico e l’approfondimento scientifico del tema olio vegetale, ad oggi poco indagato e poco conosciuto, anche se dalle grandi potenzialità.
Di tutto questo parliamo con Massimo Labra, ricercatore presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca, e parte attiva del progetto Acqua senza Macchia.
D. Qual’è l’apporto concreto che il suo dipartimento porta al progetto?
R. Il nostro principale obiettivo di ricercatori è quello di fare ricerca, certamente, ma anche di trasferire i nostri risultati nel mondo reale, per renderli davvero utili alle persone. Nei progetti ci inseriamo portando il nostro know how scientifico, ma con l’occhio all’utilità comune, con l’obiettivo di risolvere i problemi della signora Maria e cambiarne i comportamenti negativi per l’ambiente. Questo succede anche nell’ambito di Acqua senza macchia, un progetto su un tema, l’olio vegetale usato, un po’ di nicchia ma dal grande impatto nella quotidianità di tutti noi.
D. Come si sviluppa concretamente il vostro lavoro per Acqua senza Macchia?
R In pratica ci siamo inseriti nel progetto facendo ricerca, partendo dalla bibliografia esistente e approfondendo le informazioni anche con un monitoraggio sui risultati della sperimentazione in corso. Le conclusioni cui arriveremo verranno poi trasferite a chi si occupa di olio, a chi lo raccoglie e a chi lo trasforma, perche si dia un senso pratico a quanto messo sulla carta alla ricerca. E spesso i risultati a cui giungiamo sono molto diversi da quelli pensati in partenza e le soluzioni inaspettate.
D. Il vostro dipartimento di che tematiche si occupa?
R. Il gruppo di ricerca di cui faccio parte si è specializzato nella tutela delle risorse ambientali e idriche e numerose delle nostre iniziative sono finalizzate a ridurre il carico di inquinanti nell’acqua. Per fare qualche esempio, oltre al progetto Acqua senza macchia, abbiamo partecipato a progetti per ridurre la presenza di azoto, di farmaci o di batteri nell’acqua. Con l’attenzione a dare sempre risposte scientifiche e soluzioni concrete a un problema pratico.
D. In tempi di ristrettezze economiche come quelli che stiamo vivendo, possiamo dire che è sempre più difficile fare ricerca?
R. Certamente si. I fondi pubblici sono sempre più difficili da reperire e non è più possibile contare solo su quelli. Insomma non si può pensare a un progetto di ricerca senza ragionare con una logica “sociale” dei progetti, senza una comunità sostenibile che si fa carico dell’idea e ne consente la realizzazione. Oggi quasi tutti i progetti nascono grazie alla rete sociale che si forma tra coloro che, pubblici o privati, credono a un progetto. Spesso vengono realizzati grazie al supporto finanziario di Fondazione Cariplo e a questa rete sociale che si crea intorno